Inaugurata a Villa Giulia la mostra delle mani d’argento
Gli ottanta reperti a luglio saranno esposti anche al museo archeologico nazionale di Vulci E’ stata presentata martedì 29 aprile al museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma la mostra “Principi immortali.
Data:
30 Aprile 2014
Gli ottanta reperti a luglio saranno esposti anche al museo archeologico nazionale di Vulci
E’ stata presentata martedì 29 aprile al museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma la mostra “Principi immortali. Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci”. All’inaugurazione erano presenti il sindaco di Montalto, Sergio Caci, il sottosegretario del Ministro dei beni culturali e del turismo, Francesca Barracciu, la soprintendente per i beni archeologici dell’Etruria meridionale, Alfonsina Russo, il liquidatore della società Mastarna Alessandro Fiordomi con una delegazione di dipendenti del Parco di Vulci e di tecnici del laboratorio di restauro, oltre ad una folta rappresentanza di dirigenti della Regione Lazio. La mostra, curata per la Soprintendenza da Sabrina Carosi e Patrizia Petitti, sarà esposta al pubblico fino al 29 giugno, e raccoglie ottanta reperti appartenenti ad un corredo funerario e rinvenuti in tre camere dell’ormai famosa necropoli dell’Osteria. Oggetti esotici, gioielli, vasellame e le straordinarie mani d’argento: sono questi i rinvenimenti della tomba principesca scoperta nella primavera del 2013, che testimoniano la ricchezza dei principes etruschi del VII secolo a.C. e la loro relazione con le genti del Mediterraneo orientale. Le mani, le cui unghie sono rivestite di una leggera foglia d’oro, dovevano appartenere, assieme a quello che sembra essere un “collo” in osso, ad una statua polimetrica piuttosto diffusa a Vulci e nel suo territorio.
La mostra ha messo in risalto il grande lavoro degli archeologi e dei restauratori del laboratorio di Montalto. Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione tra il Ministero dei beni culturali, la Soprintendenza, la Regione Lazio e, soprattutto, grazie al prezioso contributo del Comune di Montalto di Castro. Gli scavi, nella necropoli dell’Osteria, hanno permesso di portare alla luce anche piccoli oggetti come lo scarabeo-egizio con il prenome del faraone Bocchoris, databile fra il primo e il secondo quarto del VII secolo a.C., che rappresentava la rinascita del dio del sole ed era associato ai cicli del rinnovamento regale. Lo straordinario oggetto è stato esposto in una teca all’interno di una struttura che raffigura come a Vulci, tra la fine dell’VIII e gli inizi del VI secolo a.C., ci fosse un incremento delle importazioni di beni di lusso orientali, che diventavano simbolo di prestigio e status dei principi etruschi.
«La collaborazione tra enti centrali ed enti locali – afferma il sindaco di Montalto, Sergio Caci – ci ha dato la possibilità di offrire ai turisti e agli appassionati giornate di visita e di studio a Vulci. Questa mostra, che sarà anche esposta dalla metà di luglio al museo archeologico nazionale di Vulci, sarà l’occasione per far conoscere il nostro territorio ricco di una storia archeologica di grande rilievo mondiale. Ringrazio il sottosegretario Francesca Barracciu, il Soprintendente, Alfonsina Russo, le dottoresse Petitti e Carosi e tutti i dipendenti Mastarna e i tecnici del laboratorio di restauro per lo straordinario lavoro che hanno svolto nel presentare questa mostra, che stiamo cercando, in accordo con i vari enti coinvolti, di portare anche a Bruxelles, in occasione del semestre di presidenza italiana. Un paese che investe sulla cultura – conclude il sindaco – è sicuramente più accogliente e da la possibilità alle imprese di investire sul territorio creando posti di lavoro».
«Con la realizzazione prossima di un nuovo museo a Montalto – aggiunge l’assessore alla cultura, Eleonora Sacconi – si andrà a chiudere la filiera scavo-restauro-esposizione grazie alla sinergia tra il Comune di Montalto di Castro, il Ministero dei beni e delle attività culturali, la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale e la Regione Lazio. L’obiettivo che ci siamo prefissati – conclude Sacconi – è quello di valorizzare le nostre ricchezze, cosa che porterà alla crescita culturale, economica e turistica del nostro territorio».
Ultimo aggiornamento
30 Aprile 2014, 00:00